7/8 - Occhio per occhio
Tarsakh 6
In locanda Vola fa il factotum assoluto, dalla distribuzione dei volantini alla pubblicità, dalla gestione concreta delle quattro mura alla logistica dei tavoli, fino alla distribuzione di un’erba da fumo che sembra essere di ottima qualità (NOTA 1: non cedere all’oppio, alle droghe ed agli allucinogeni, che rallentano i riflessi e obnubilano la mente!). E mentre io mi rifornisco delle due dosi di veleno, piazzandolo su due delle mie munizione ben contrassegnate da apposito nastro, Red continua a necessitare di parole e chiarimenti.
Sugli spaventapasseri, ha la sua visione. A suo dire, sembra un tentativo di ingenerare confusione. Poi, d’improvviso, nel bel mezzo della conversazione compare una profezia! Grandi e grossi, paladini scintillanti e barbari furiosi, a discorrere di futuri incerti e visioni oniriche! Si parla di una Waterdeep che rischierebbe di finire in catene entro la fine dell’inverno, con Gunther che parla (con un pizzico di tremarella) di tale Asmodeo, nemico terrificante. Che poi, perché il suo dio Thorm abbia scelto proprio lui per consegnare questa visione, non si è ancora capito.
Poi arrivano gli orsi, nemmeno fossimo al circo. Una seconda visione parla di tre piccoli orsi incatenati, aventi sullo sfondo una villa a due o tre piani.
E poi la terza visione, che non c’è due senza tre: mentre uno degli orsi rimane in catene, gli altri due si trasformano in papere dal lungo collo.
Mi pare incredibile che ci si soffermi a parlare di tutto questo per manciate…anzi, decine di minuti. Poi, per mia fortuna, l’argomento torna ad essere di mio interesse: Volo racconta qualcosa su Davil, chiarendo come egli facesse parte dei Predoni del Fato, un gruppo di spaventosa esperienza che per anni sarebbe andato a caccia di Lich. Tra loro Tashlin e Astrid, i due più celebri. Ho scoperto che la tane di un Lich si chiamerebbe “fato”, ed ecco il perché del nome. Interessante! In ogni caso, qualsiasi fosse il loro scopo, hanno ormai appeso le scarpette al chiodo.
Nel momento in cui Volothamp consegna a Red un mazzo di carote per adescare un cavallo parlante, beh, il troppo stroppia, e giunge per me il momento di andare a riposare.
Il mattino dopo ho una graditisissima ed inaspettata sorpresa: Mastro Banter, al termine della lezione, mi invita a pranzo presso la sua abitazione, non prima di aver promesso di aiutarmi nel mio indottrinamento verso la magia scritta. Devo ammettere che la famiglia del Mastro è mirabile: affettuosa, cordiale, ospitale e dotata, che non guasta di certo, della graziosa Penelope, che sembra avere un debole per me.
(NOTA 2: attenzione agli affetti, Saris. Possono incatenarti e rallentarti, cerca di essere sempre in stato di allerta)
Tornato in locanda, si continua a parlare dell’inaugurazione: non male l’idea di Volo, sul realizzare una riffa con in palio uno dei suoi volumi autografati. Nel pomeriggio passo al banco del mercato a trovare Garlen e le sue teste d’aglio: la sua soddisfazione è palese, le sue domande su Davil ripetute, e la sua richiesta circa il passare da lui prima di qualsiasi altra missione affidatami chiara ed esplicita. Mi comunica che a Baldur’s Gate saranno tutti assai soddisfatti di me. Un sorriso mi si apre nel cuore, sto ripagando la loro fiducia, e senza bisogno di sporcarsi le mani di sangue…
Trascorro una serata gradevole: la locanda piena oltre la metà, con un buon servizio, e Gunther un po’ ubriachello che si scioglie nella chiacchierata con Harael. Bene, molto bene, ne ha davvero bisogno, chiuso com’è fra regole e doveri!
La mattina, dopo un sonno ristoratore, si apre con un piccolo problema: vengo difatti a sapere che, per l’autenticazione dei documenti di Waterdeep è necessario sigillare la pagina con un timbro che varia ogni poche settimane. Un’enorme problematica, ai fini della falsificazione, che devo aggirare in qualche modo. Pur avendo avuto l’occasione di trafugare il timbro, ho preferito evitare, e ne ho invece approfittato per invitare Mastro Banter e famigli all’inaugurazione della locanda, l’11 Tarsakh. L’apparenza deve essere irreprensibile.
Tutto cambia, però, dopo pranzo. Un bambino mezzo insanguinato di nome Erik, infatti, si presenta alla porta della locanda affermando di come sua nonna sarebbe stata aggredita e derubata nel Quartiere dei Campi, ossia dove Gunther, Red e Harael sono stati soliti effettuare i pattugliamenti per il Guanto d’Arme. Se davvero il racconto corrispondesse a verità, sarebbe inaccettabili: già non si toccano gli esseri umani, figuriamoci donne e bambini!!!
Sul luogo dell’agguato ritrovo il bottone di una giubba, che consegno a Red immediatamente, per poi accompagnare Erik alla sua misera casetta. I miei compari tornano parlando di un emporio che sarebbe la tan della banda, e lì prontamente ci rechiamo. Quel che accade, però, scatena l’inferno! Terreno che trema, voce tonante, tre dardi magici a colpire tre monetine scagliate in aria, una mano mozzata di netto da Gunther, condita dalle parole “che questa serva come avvertenza”! Dialetto curioso, quello del Paladino!
Nel mostrarmi il tatuaggio degli Xanathor, decido di rendere pan per focaccia mostrando il mio tatuaggio di Alatos, che così tanto simile è a quello degli Zentharim. Come previsto, il proprietario dell’Emporio Sling sbraita, urla e minaccia vendetta. La mossa riesce perfettamente: allargare la zona di influenza Zentharim associandoli indirettamente anche ai miei compagni. A dispetto del probabile effetto di rimbalzo, potrà sempre passare per involontaria confondibilità agli occhi di chiunque.
Red, che la vede tatticamente in modo diverso da me, e che non comprende perché io mi sia scoperto, esplode in una furia verbale che a stento evita di divenire fisica. Lo capisco, ma non lo condivido: per lui è tutto un faccia a faccia, per me non c’è modo migliore che celarsi sotto il naso della vittima. Una dicotomia per ora insanabile….
La sera, con mia sorpresa, le cose precipitano. Un serpente alato, messaggero Zentharim, mi viene a comunicare con un messaggio che Yagra sarebbe morta. Non specifica il come, il dove o il perché. Resto decisamente stupefatto: parliamo infatti di una mezzorca che è stata in grado di tenere a bada in una zuffa una mezza dozzina di malfattori. Correndo da Durnan, ottengo conferma della notizia: Yagra sarebbe stata assassinata!
Tornato in locanda piuttosto stupefatto, e ripromettendomi di approfondire la questione, cerco di riposare, ma è destino che ciò non avvenga: un sordo colpo alle imposte della mia finestra vedono una freccia con appeso un sacchetto, ed al suo interno un gruzzolo mai visto, 10 lune crescenti, ossai 500 Dragoni! L’emozione e lo stupore non mi consente di posare ancora la testa sul cuscino.
Comunicata la notizia ai miei compagni, al mattino, vengo accusato di aver causato io la morte di Yagra con la rissa al Quartiere dei Campi. Questi tre sono totalmente e completamente pazzi se pensano davvero che ci sia stata questa connessione! L’idea è insana al solo essere elaborata! Si vuole dare peso a qualcosa che non ha alcuna connessione. Devo farli sbraitare, sfogare, perchpè ho bisogno di un’informazione: potrei adoperare questa fortuna insperata piombatami fra le mani per pagare una parte della resurrezione di Yagra, e ho bisogno di sapere chi potrebbe farlo. Gunther propone Chauntea, della della natura, Harael propone Thora, dea della Fortuna.
Sto lì che penso e penso….
E solo allora Perry, gli dei lo benedicano, mi fa notare come le mie mani puzzino di aglio!!!
Ecco chi mi ha inviato le monete!
Maledetta fretta, pessima consigliera. Devo procedere con maggiore calma, ragionando e seguendo il sentiero meno sterrato. Pazienza, Saris, pazienza….
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C’è grande confusione, intanto, in quel di Waterdeep. Dal Tarsakh 1 al Tarsakh 10 si tiene infatti la Festa di Woken, dea della ricchezza e del commercio. E se da un lato è vero che alcuni negozi sono aperti tutta la notte, è altrettanto vero che Tarsakh 10 dovrò pagare la mia quota annuale di appartenenza alla Gilda, nella speranza che Mastro Banter mi ammetta ufficialmente prima di quella data.
(NOTA 3: CHIEDERE AL MASTRO AMMISSIONE UFFICIALE ENTRO IL 10)
Mentre svolgo la mia consueta lezione, Harael si dedica al suo apprendistato canoro con Tre Corde (temo che questo la renderà ancor più libertina, per il dramma di Red…), Gunther si reca l tempi di Tyr e Red amministra con sagacia la locanda, che però ormai sembra essere autogestirsi.
Terminata la lezione, decido di cercare un contatto per Yagra, al fine di poter offrire la mia collaborazione. Recatomi al negozio di armature, la proprietaria mi maltratta, infuriandosi alla mia presentazione delle Lune, che afferma essere sporche di sangue. Non capisco cosa stia succedendo, sembra che mi considerino colpevole, in qualche modo, della morte della mezzorca, a me che proprio del sangue ho vero ribrezzo.
Tornato in locanda, mentre ormai Perry si allena più con Red che con Gunther (quanto manca una figura paterna a questo ragazzo….), mi sdraio sul letto a pensare, prima di uscire per un confronto con Davil, presso la Locanda del Portale. Che grande delusione l’oste Durnan, che fa tanto l’amicone ma che invece abbassa gli occhi di fronte al pericolo, come un pavido scoiattolo. Davil, che probabilmente era legato a Yagra da un rapporto più intenso di una semplice collaborazione lavorativa (NOTA 4: verificare eventuali relazioni sentimentali o amicali fra Davil e Yagra), mi piazza davanti ad una scacchiera, realizzando un teatrale giudizio privo di giuria, e giudicandomi corresponsabile della morte di Yagra.
Devo ammettere di non essermela fatta sotto, ma solo perché l’incontro è avvenuto in un luogo pubblico: se fosse stato in un vicolo, forse mi sarei dovuto cambiare i pantaloni. Mi comunica di parlare con Garlen al mercato, assecondandolo. Mi sta usando come uno dei pedoni della sua scacchiera, ma sono pronto ad assecondare solo ed esclusivamente prove prive di spargimenti di sangue. Non accetto, né da Alatos, né da Garlen, né da Davil o chiunque altro, che le mie mani si macchino di sangue. Né direttamente, né indirettamente. Vediamo se Garlen, al mercato, sarà onesto o se ammetterà di avermi trasformato in una sorta di longa manus…
In serata, Davil si presenta accompagnato presso la nostra locanda. Beve ed osserva, fino a pagare il conto ed a richiedere la mia presenza al mercato, domattina alle 9.30. La resa dei conti si avvicina, e la notte trascorre turbolenta.
Ed eccoci qui alle ultime pagine di questo diario.
Dopo una fugace colazione, mi avvio al mercato presso la bancarella di Garlen. Mezze ammissioni, parole a mezza bocca, ma tutto ciò mi basta per fare un passo indietro: non ha confermato di avermi adoperato per facilitare un omicidio, ma non lo ha nemmeno negato con forza, come avrei voluto. Il mio passo indietro, però, fa scattare qualcosa nella mente degli Zentharim: l’ago di una cerbottana colpisce da distanza il collo di Garlen, facendolo accasciare dopo aver sputato fiotti di sangue. Un veleno letale, con me ancora una volta adoperato per spargere sangue…
Sono tutti uguali, assassini prezzolati che si travestono da furfanti. Nessuno perfeziona più la tecnica, preferendo tutti marchiarsi dell’infamia dell’omicidio. Non si tratta di essere un criminale, ma di diventare la mano degli Dei dell’Oltretomba.
Mentre mi allontano rapidamente, vengo affiancato da Davil, che osa persino rimproverarmi per non aver seguito le sue indicazioni circa l’atteggiamento seguito con Garlen. Un assassino rimprovera un ladro per non aver seguito le regole: la realtà sfiora il ridicolo, il sangue mi ha imbrattato le vesti, trasformandomi da uomo di penna ad uomo di sangue.
Ora basta. Lo sfruttamento deve finire, qui ed ora. Ho soldi a sufficienza per lasciare Waterdeep e campare agevolmente per almeno un semestre. L’idea si fa largo, con immensa forza, nella mia mente…
Ma non finisce qui, questa giornata infausta. Appena uscito dalla locanda, dove ero andato solo al fine di preparare in gran segreto i miei bagagli dopo la lezione con Mastro Banter, vedo un uomo stringere con fora la giovane Penelope, che mi guarda terrorizzata. Tento un bluff, simulando il totale disinteresse per lei, ma sono troppo stanco e carente di preparazione per fingere più di pochi minuti. Sono costretto a seguirlo, pur sapendo come si tratti di un agguato e nulla di diverso: so che mi porteranno in un vicolo, ma non posso abbandonarla al suo destino.
Così è, arrivando nei pressi del Quartiere dei Campi. In quattro attorno a me, pugnali alla mano. La milizia di Waterdeep è tutto fumo e niente arrosto, e come tutti gli armigeri si caga sotto di fronte ai delinquenti. Penelope viene abbandonata, e scappa via, mentre mi braccano e circondano. E siccome al danno si aggiunge la beffa, per motivi a me sconosciuti Perry compare lì, proprio nei miei pressi, accanto al Quartiere dei Campi, dove serve per osservare la scena, e gettarsi allo sbaraglio cercando di proteggermi, senza rendersi conto di complicare ancor di più le mie scelte.
Gunther o Red lo dovrebbero addestrare non solo con le armi, ma con il cervello…
A quel punto, quell’assassino di Davil compare assieme a due suoi sgherri, facendo secchi questi quattro uomini (forse anch’essi Zentharim, tra l’altro, a detta dei tatuaggi) in pochi secondi, sfruttando la loro capacità di divenire invisibili. Fatto ciò, incredibile ma vero, si sono permessi di affermare di come non sarebbero assassini!!!
La scelta è fatta, il dado è tratto. È troppo per me: domani lascerò Waterdeep! Per questo lascio uno scritto illusorio leggibile solo da Perry: confido che non svelerà cosa ci sia scritto agli altri prima che la mia partenza sia avvenuta, anche se forse è solo pia illusione.
Non prima, però, di aver salutato Mastro Banter e non prima di aver verificato le condizioni di Penelope, povera ragazza: sarà terrorizzata!!!!
Tornato in locanda, vedo che Red ha ancora bisogna di discorrere: le conversazioni assidue lo aiutano a razionalizzare. Accetto di sedermi: lo devo ai miei fugaci compagni di vita, nelle ultime ore assieme. Cercherò di renderli sicuri di loro, appassionati e presenti:
- Chiedo a Gunther di accompagnarmi a casa Banter, per fare presenza e rendersi importante. Il paladino subodora un tranello, senza capire nulla di quanto stia accadendo, dentro e fuori da me. È un allocco di bontà inaudita, istruito per seguire regole. Comunico a Banter di come potrei dover lasciare Waterdeep, ma gli lascio due delle dieci lune, per contribuire al benessere della sua famiglia ed alla dote di Penelope, quando deciderà di sposarsi. Lui cerca di farmi cambiare idea, donandomi un portapergamene con qualcosa al suo interno: non l’ho aperto, e credo che non lo aprirò. Non voglio che qualcosa di sentimentale, o magari un sortilegio, mi trattenga in città come la povera Carlotta (o Chica, chissà…) in una Torre Nera.
- Mi riprometto di ascoltare i progressi con il liuto di Harael, di farle complimenti anche se insinceri, di complimentarmi con lei ed infonderle sicurezza.
- Cercherò anche di offrire a Red un moto di svago, magari anche solo temporaneo, per fargli scemare questa malinconia che lo opprime e tenerlo occupato.
Fatto ciò, andrò via…
I bagagli sono ormai pronti, quando una violenta esplosione scuote l’esterno della nostra locanda. Un fragore inenarrabile, come solo un sortilegio detonante potrebbe provocare. Salgo subito al piano di sopra, scattando, per cercare di osservare dall’alto, tra le assi delle persiane, chi possa essere l’attentatore.
Vi trascorro lì pochi secondi, contando le vittime a terra. Ragionando a mente tiepida, però, determino come non sia più questione di mio interesse, e come sia in realtà un diversivo che vada a mio vantaggio. Non voglio che Harael provi ad ammaliarmi con le sue magie, né voglio ascoltare ancora le parole di Red o le prediche di Gunther.
I miei nuovi sortilegi, mai così preziosi, fanno il resto: un cambio di abiti e di volto, uno zaino portato con me, un saluto fugace e silenzioso allo spirito errante della nostra locanda e poi è un attimo: sgattaiolo fuori dalla porta delle cucine, fingendomi una delle cameriere, svicolando fra la folla.
Con la coda dell’occhio, intravedo Red e Gunther intenti a curare e sollevare cadaveri, una decina fra umani, gnomi e halfling. Bravi loro, sempre generosi…
La voce di Harael, leggiadra e soave nel suo canto rassicurante, si perde nel vociare.
Quando giungo alla Locanda del Portale, sfrutto l’accordo di una camera gratuita e vi salgo. Durnan prova a chiedere, osservandomi: se abbassi gli occhi una volta, però, non vale rialzarli.
Bassi sono, e bassi devono restare.
Dormirò qui, stanotte. Un ultimo dialogo con Davil e poi, all’alba, la partenza. Waterdeep, addio.